Diabete: Il problema di curarsi
“Non c’è un caso di diabete che non sia critico. È sempre grave”. — Anne Daly, American Diabetes Association.
“LE SUE analisi del sangue rivelano notevoli anomalie. Deve curarsi immediatamente”. Le parole del medico colpirono Deborah come una mazzata. “Quella notte continuai a pensare che doveva trattarsi di un errore di laboratorio. Mi dicevo che non era possibile che fossi malata”.
Come molti, Deborah pensava di essere abbastanza sana, perciò non dava peso ai sintomi fastidiosi. Pensava che la sete persistente fosse dovuta agli antistaminici che prendeva. Attribuiva la frequente urinazione al fatto che beveva troppa acqua. E la stanchezza: beh, quale madre che lavora non si sente esausta?
Ma poi un’analisi del sangue confermò che la causa dei suoi problemi era il diabete. Fu difficile per Deborah accettare la diagnosi. “Non parlai a nessuno della mia malattia”, dice. “La notte, quando tutti dormivano, stavo al buio con gli occhi fissi nel vuoto e piangevo”. Apprendendo di avere il diabete alcuni, come Deborah, provano sentimenti contrastanti, fra cui scoraggiamento e persino rabbia. “Passai un periodo penoso durante il quale rifiutavo di accettare la realtà”, dice Karen.
Queste sono reazioni naturali a quello che sembra un tiro mancino. Ma con un po’ di incoraggiamento i diabetici riescono ad adattarsi. “L’infermiera mi aiutò ad accettare la mia malattia”, dice Karen. “Mi tranquillizzò dicendo che era normale piangere. Quello sfogo mi aiutò a rassegnarmi”.
Perché è grave
A ragione il diabete è stato definito “un disturbo del motore stesso della vita”. Quando l’organismo non riesce a metabolizzare il glucosio, diversi meccanismi vitali possono smettere di funzionare, a volte con conseguenze potenzialmente letali. “Non si muore direttamente di diabete”, dice il dott. Harvey Katzeff, “si muore per le complicazioni. Riusciamo abbastanza bene a prevenire le complicazioni, ma non a curarle una volta che insorgono”.
C’è speranza per coloro che soffrono di diabete? Sì, se capiscono la gravità della malattia e si sottopongono a un programma terapeutico.
Dieta ed esercizio fisico
Il diabete di tipo I non si può prevenire, ma gli scienziati stanno studiando i fattori di rischio genetico per cercare di trovare il modo di impedire una reazione immunologica. (Vedi il riquadro “Il ruolo del glucosio”, a pagina 8). “Con il diabete di tipo II la situazione è molto migliore”, dice un libro sull’argomento. “Molti di coloro che potrebbero essere geneticamente a rischio, evitano di manifestare i sintomi di questa malattia semplicemente seguendo una dieta equilibrata e facendo regolare esercizio fisico, per rimanere in forma e mantenere il proprio peso entro limiti normali”. — Diabetes—Caring for Your Emotions as Well as Your Health.
La rivista medica JAMA (Journal of the American Medical Association) riportava un’estesa ricerca riguardante le donne che sottolineava l’importanza dell’esercizio fisico. La ricerca rilevava che “un breve periodo di attività fisica aumenta per più di 24 ore [nelle cellule] la capacità di assorbimento del glucosio mediato dall’insulina”. Quindi la relazione concludeva che “sia il camminare che la vigorosa attività fisica sono associati a sostanziali riduzioni del rischio di diabete di tipo II nelle donne”. I ricercatori raccomandavano almeno mezz’ora di attività fisica moderata tutti i giorni della settimana o quasi. Può essere qualcosa di semplice come una camminata, che, secondo un manuale per diabetici “è probabilmente l’esercizio fisico migliore, più sicuro e meno costoso”. — American Diabetes Association Complete Guide to Diabetes.
Tuttavia i diabetici dovrebbero fare esercizio fisico sotto il controllo di personale specializzato. Una ragione è che il diabete può danneggiare il sistema nervoso e quello vascolare, compromettendo la circolazione del sangue e il senso del tatto. Quindi un semplice graffio a un piede potrebbe venire trascurato, infettarsi e trasformarsi in un’ulcera: lesione grave che se non viene curata immediatamente potrebbe portare all’amputazione.
Comunque un programma di esercizio fisico può aiutare a tenere sotto controllo il diabete. “Più i ricercatori studiano i vantaggi dell’esercizio regolare”, dice il manuale citato sopra, “più ne constatano i benefìci”.
Trattamento insulinico
Molti diabetici devono integrare la dieta e l’esercizio fisico con test quotidiani della glicemia e iniezioni multiple di insulina. Poiché la loro salute è migliorata grazie alla dieta e a un buon programma di esercizio fisico, alcuni malati di diabete di tipo II sono stati in grado, almeno temporaneamente, di interrompere il trattamento insulinico. Karen, che ha il diabete di tipo I, ha riscontrato che l’esercizio fisico aumenta l’efficacia dell’insulina che si inietta. Di conseguenza ha potuto ridurre del 20 per cento il fabbisogno giornaliero di insulina.
Se l’insulina è necessaria, però, non c’è ragione che il diabetico si scoraggi. “La necessità di assumere insulina non è un insuccesso da parte del paziente”, dice Mary Ann, un’infermiera diplomata che cura diversi diabetici. “Qualunque sia la forma di diabete di cui si soffre, l’attento controllo della glicemia ridurrà al minimo altri problemi di salute in seguito”. Difatti uno studio recente ha rivelato che i pazienti con il diabete di tipo I che tenevano sotto stretto controllo la glicemia presentavano molto meno casi di retinopatie, malattie renali e neuropatie di origine diabetica”. Il rischio di retinopatia, per esempio, era ridotto del 76 per cento. Quelli con il diabete di tipo II che tengono sotto controllo la glicemia hanno benefìci simili.
Per rendere il trattamento insulinico più agevole e meno traumatico, le siringhe e le penne a insulina (l’apparecchio usato più comunemente) hanno aghi estremamente sottili che danno pochissimo fastidio. “Di solito la prima iniezione è la peggiore”, dice Mary Ann. “Poi la maggior parte dei pazienti dice che non sente quasi niente”. Altri metodi di iniezione includono iniettori automatici che inseriscono in maniera indolore un ago nella pelle, iniettori a getto che letteralmente sparano l’insulina attraverso la pelle mediante un getto sottilissimo, e infusori che impiegano un catetere che rimane fisso per due o tre giorni. Negli ultimi anni è entrata sempre più nell’uso la pompa insulinica, più o meno delle dimensioni di un piccolo telefono cellulare. Questo strumento programmabile fornisce un’infusione continua di insulina secondo le necessità giornaliere, rendendone più comoda e precisa la somministrazione.
Si continua a imparare
Tutto sommato non esiste una terapia generalizzata per il diabete. Nella scelta della cura a cui sottoporsi, ciascuno deve tener conto di diversi fattori per prendere una decisione. “Anche se siete seguiti da un’équipe medica”, dice Mary Ann, “sta a voi decidere la via da seguire”. Difatti una rivista specializzata dice: “Curare il diabete senza educare sistematicamente il paziente all’autogestione può essere considerato un approccio scadente e poco etico”. — Diabetes Care.
Più i diabetici conoscono la loro malattia, più saranno in grado di gestire la propria salute e avere la prospettiva di vivere più a lungo e avere una vita più sana. Un’educazione efficace, però, richiede pazienza. Un libro spiega: “Se cerchi di imparare tutto subito, probabilmente sarai confuso e non utilizzerai le informazioni in modo efficace. Inoltre molte delle informazioni più utili di cui avrai bisogno non si trovano in libri e opuscoli. Hanno a che fare . . . con le variazioni glicemiche dovute a cambiamenti di attività. Questo si impara solo con il tempo e per tentativi”. — Diabetes—Caring for Your Emotions as Well as Your Health.
Per esempio, con un attento monitoraggio imparate come reagisce il vostro organismo allo stress, che può far salire all’improvviso la glicemia. “Da 50 anni convivo con il diabete”, dice Ken, “e ho imparato a conoscerne i sintomi!” È valsa la pena “ascoltare” il suo organismo, perché Ken è ancora in grado di svolgere un lavoro a tempo pieno, anche se ha più di 70 anni.
L’importanza del sostegno della famiglia
Nella cura del diabete non va sottovalutato il sostegno della famiglia. Infatti una pubblicazione osserva che “la qualità della vita familiare forse è il più efficace fattore singolo” che permette di tenere sotto controllo il diabete nei bambini e nei giovani adulti.
È utile che i membri della famiglia imparino a conoscere il diabete, magari alternandosi nell’accompagnare il malato dal medico. La conoscenza li aiuterà a essere di aiuto, a riconoscere sintomi importanti e a sapere cosa fare. Ted, la cui moglie ha il diabete di tipo I da quando aveva quattro anni, dice: “Capisco quando la glicemia di Barbara si abbassa troppo. Si azzittisce nel mezzo della conversazione. Suda abbondantemente e si arrabbia senza ragione. E le sue reazioni rallentano”.
Similmente quando Catherine, la moglie di Ken, nota che lui diventa pallido e sudaticcio e vede che si comporta in modo strano, gli presenta un semplice problema matematico. Se risponde in modo confuso, Catherine sa che deve intervenire per porre subito rimedio alla situazione. Sia Ken che Barbara sono molto riconoscenti di avere un coniuge ben informato che amano e di cui hanno piena fiducia.
I familiari amorevoli dovrebbero sforzarsi di essere incoraggianti, gentili e pazienti, qualità che aiutano il malato ad affrontare i problemi della vita e anche influiscono positivamente sul decorso della malattia. Il marito di Karen le assicurò che l’amava, il che significò molto per lei. Karen riferisce: “Nigel mi disse: ‘La gente ha bisogno di cibo e acqua per vivere, proprio come tu hai bisogno di cibo e acqua, e di una piccola dose di insulina’. Quelle parole affettuose ma pratiche erano proprio quello di cui avevo bisogno”.
Familiari ed amici devono capire inoltre che le fluttuazioni della glicemia possono influire sull’umore del diabetico. “Quando ho problemi di glicemia”, dice una donna, “divento taciturna, malinconica, agitata e frustrata. Allora mi vergogno di comportarmi in modo così puerile. Mi aiuta sapere che gli altri capiscono il perché di questo mio atteggiamento, che cerco di controllare”.
Il diabete si può tenere sotto controllo, specie se chi ne soffre ha la cooperazione di amici e familiari. Anche i princìpi biblici possono aiutare. In che modo?
Il grasso eccessivo intorno alla vita sembra costituire un rischio maggiore del grasso sui fianchi.
I fumatori corrono un rischio ancora maggiore, poiché il fumo nuoce al cuore e all’apparato circolatorio, e restringe i vasi sanguigni. Una pubblicazione afferma che il 95 per cento delle amputazioni riconducibili al diabete riguardano fumatori.
Alcuni sono stati aiutati da un trattamento orale. Questo consiste nell’assumere farmaci che stimolano il pancreas a produrre più insulina, altri che rallentano l’aumento di glucosio nel sangue, e altri ancora che riducono la resistenza all’insulina. (Il trattamento orale di solito non viene prescritto per il diabete di tipo I). Attualmente non si può assumere l’insulina per via orale, perché la digestione demolisce questa proteina prima che raggiunga il torrente sanguigno. Né il trattamento insulinico né i farmaci assunti per via orale eliminano la necessità dell’esercizio fisico e di una buona alimentazione.
Le autorità in campo sanitario raccomandano che i diabetici portino sempre con sé una tessera di identificazione oppure un braccialetto o una catenella con una targhetta indicante che hanno questa malattia: in momenti critici possono salvare la vita. Una crisi ipoglicemica, per esempio, può essere scambiata per un altro disturbo o persino per ubriachezza.
Il ruolo del glucosio
Il glucosio è la fonte energetica delle migliaia di miliardi di cellule del corpo. Per penetrare nelle cellule, però, ha bisogno di una “chiave”: l’insulina, un ormone secreto dal pancreas. Con il diabete di tipo I il pancreas non produce insulina. Con il diabete di tipo II ne produce, ma di solito non abbastanza. Inoltre le cellule sono riluttanti ad accettare l’insulina, si verifica cioè una insulino-resistenza. In entrambe le forme di diabete il risultato è lo stesso: cellule che non ricevono il glucosio necessario e pericolosi livelli di zuccheri nel sangue.
Nel diabete di tipo I il sistema immunitario attacca le cellule β del pancreas che producono l’insulina. Perciò il diabete di tipo I è una malattia autoimmune. Tra i fattori che possono scatenare una reazione immunitaria vi sono virus, sostanze chimiche tossiche e certi farmaci. Anche la predisposizione genetica potrebbe avere la sua parte, dato che il diabete di tipo I spesso si trova in determinate famiglie ed è più comune fra i caucasici.
Nel diabete di tipo II il fattore genetico è ancora più forte, ma si riscontra soprattutto fra i non caucasici. Fra i più colpiti sono gli aborigeni australiani e i nativi americani, e questi ultimi hanno la percentuale più alta del mondo di diabete di tipo II. I ricercatori stanno studiando la relazione tra fattori genetici e obesità, e anche il modo in cui il grasso eccessivo sembra aumentare la resistenza all’insulina negli individui geneticamente a rischio. A differenza del tipo I, il diabete di tipo II si manifesta soprattutto negli ultraquarantenni.
Il ruolo del pancreas
Il pancreas, che ha all’incirca le dimensioni di una banana, si trova proprio dietro lo stomaco. Secondo un libro, “il pancreas sano compie una continua azione equilibratrice, riuscendo a stabilizzare il livello del glucosio nel sangue in quanto secerne la giusta quantità di insulina via via che durante il giorno il livello del glucosio aumenta e diminuisce”. (The Unofficial Guide to Living With Diabetes) Le cellule β all’interno del pancreas sono la fonte dell’ormone insulina.
Quando le cellule β non producono abbastanza insulina, il glucosio si accumula nel sangue, provocando iperglicemia. Il contrario, la bassa concentrazione di glucosio nel sangue, si chiama ipoglicemia. Insieme al pancreas, il fegato contribuisce a mantenere normale il livello del glucosio nel sangue accumulando il glucosio in eccesso sotto forma di glicogeno. Quando il pancreas lo richiede, il fegato trasforma di nuovo il glicogeno in glucosio che viene utilizzato dall’organismo.
Il ruolo degli zuccheri
L’idea diffusa che mangiare molti zuccheri causi il diabete è sbagliata. La medicina dimostra che ingrassare, indipendentemente dall’assunzione di zuccheri, aumenta la probabilità fra gli individui geneticamente a rischio. Comunque, mangiare troppi dolci non è sano, poiché contengono pochissime sostanze nutritizie e favoriscono l’obesità.
Un’altra idea sbagliata è che i diabetici abbiano una voglia matta di dolci, mentre in realtà provano lo stesso desiderio delle persone in genere. Quando non è tenuto sotto controllo, il diabete può provocare fame, ma non necessariamente di cose dolci. I diabetici possono mangiare dolci, ma devono tener conto degli zuccheri che assumono nel programmare la propria dieta.
Studi recenti hanno dimostrato che un’alimentazione ricca di fruttosio (zucchero derivato da frutta e verdura) può contribuire alla insulino-resistenza e persino al diabete negli animali, indipendentemente dal loro peso.
Il diabete in poche parole
PANCREAS
↓ ↓ ↓
Persona sana Diabete di tipo I Diabete di tipo II
Dopo un pasto il Le cellule β del Nella maggioranza
pancreas risponde pancreas che dei casi il pancreas
al maggiore producono insulina produce una quantità
contenuto di vengono attaccate limitata di insulina
glucosio nel sangue, dal sistema
secernendo la giusta immunitario,
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producono insulina
↓ ↓ ↓
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insulina si le molecole di meno sensibili
attaccano ai glucosio non all’insulina, i
recettori delle possono penetrare “trasportatori di
cellule muscolari nelle cellule glucosio” non si
e di altre cellule. attivano per
Questo a sua volta assorbire il
dà inizio a un glucosio nel sangue
processo che
permette al
glucosio di
penetrare nelle
cellule
↓ ↓ ↓
Il glucosio è Il glucosio si accumula
assorbito e nel torrente sanguigno,
bruciato dalle impedendo processi vitali
cellule muscolari. e danneggiando le pareti
Così il livello dei vasi sanguigni
di glucosio
nel sangue
torna normale
Vivere col diabete
KATHY è una giovanetta. Bada alla dieta e al peso, fa molto esercizio e segue le istruzioni del medico. Fa anche iniezioni di insulina ogni giorno. Kathy è una dei molti milioni di persone che hanno il diabete.
Nonostante tutte le sue precauzioni Kathy ammette: “Non so mai qual è il livello del glucosio nel sangue. Un pomeriggio può essere 300. Il giorno dopo, con lo stesso programma, può essere 50 e posso subire uno shock da insulina”. Non molto tempo fa prese un’infezione che non guariva e trascorse settimane in ospedale.
Mae è una donna anziana. Non bada alla dieta e, come risultato, pesa 23 chili più del normale. Ammette di non seguire molto attentamente le prescrizioni del suo medico. Non si preoccupa del fatto che il glucosio nel sangue vada spesso oltre 300 e si rifiuta di prendere l’insulina. Benché prenda in realtà una pillola per il diabete ogni giorno, sembra sorprendentemente incurante della sua malattia.
Per quanto sembrino diverse, entrambe queste donne hanno la stessa malattia. Si chiama diabete mellito. Perché c’è tale differenza fra loro due? Ciò che più conta, cosa possono fare per vivere col loro diabete?
Che cos’è il diabete?
Prima di tutto, dobbiamo capire che cos’è il diabete. Un fattore chiave della malattia ha a che fare con la capacità del corpo di produrre insulina, un ormone secreto dal pancreas. L’insulina permette al corpo di prendere lo zucchero dal torrente sanguigno e portarlo dentro le cellule dove è usato per produrre energia o vi è conservato.
Comunque, se il corpo non produce abbastanza insulina, poco zucchero perverrà alle cellule per produrre energia o esservi conservato. Invece, lo zucchero raggiunge alti livelli nel sangue e comincia a causare problemi. Detto in parole semplici, questo è il diabete. E ce ne sono due tipi principali, com’è illustrato dai casi di Kathy e Mae.
Nel caso di Kathy, la malattia si chiama diabete mellito insulino–dipendente, o diabete di I tipo. Il problema qui è nell’incapacità del pancreas di produrre insulina. Recenti evidenze indicano che questo tipo di diabete può essere causato, almeno a volte, da infezioni virali. La persona che ha questo tipo di diabete di solito lo contrae in giovane età (sotto i 30 anni), è di solito magra e per vivere ha bisogno di iniezioni di insulina.
Nel caso di Mae, la malattia si chiama diabete mellito insulino–indipendente, o diabete di II tipo. Spesso vi si fa riferimento come al diabete adulto ed è diverso dal I tipo. Qui il problema non è che il pancreas non produce insulina, ma che non ne produce abbastanza. Molta dell’insulina che produce è assorbita dalle cellule adipose. Il pancreas non ne può produrre abbastanza per affrontare la situazione, e il glucosio presente nel sangue aumenta. Le persone che hanno questo tipo di diabete hanno di solito superato i 30 anni, sono grasse e a volte possono fare a meno delle iniezioni di insulina. In più sembra che il loro diabete sia ereditario.
Cura del diabete di I tipo
Il diabete di Kathy, di I tipo, è molto più serio, per quanto meno comune. Sembrerebbe che la soluzione per il I tipo sia semplice, solo somministrare l’insulina. Comunque, benché le iniezioni d’insulina mantengano il diabetico in vita, non possono tener conto della variazione del livello d’insulina di cui il corpo ha bisogno minuto per minuto.
Per ridurre al minimo le complicazioni del diabete, come la cecità e le affezioni renali, è importante ridurre la quantità di glucosio nel sangue e nell’urina. Bisogna imitare le normali e frequenti variazioni d’insulina nel corpo. Ma la questione è esattamente come far questo. La terapia è duplice: (1) cura preventiva e (2) somministrazione dell’insulina.
Con la cura preventiva, si devono fare i passi per ridurre al minimo le variazioni giornaliere del bisogno d’insulina del corpo. Un fattore vitale è l’alimentazione della persona, poiché questo è ciò che il sistema digestivo trasforma in glucosio nel sangue. La persona prudente affetta dal diabete di I tipo impara presto che deve avere una dieta ben regolata. Questa comprende sia i più complessi carboidrati che grassi e proteine. Tale dieta evita zucchero, miele, dolciumi, bevande gassate contenenti zucchero e simili. Questi carboidrati entrano rapidamente nel torrente sanguigno.
Questa dieta si deve presentare al corpo a intervalli regolari. Se il diabetico diviene incurante, mangiando qualunque cosa gli piaccia in qualsiasi tempo, ha un rapido squilibrio dei livelli d’insulina e glucosio nel sangue. Questo lo lascia esposto a rapide e gravi infermità o a complicazioni a lungo termine della malattia.
L’esercizio fisico abbassa la glicemia. Quindi il diabetico coscienzioso del I tipo include nel programma quotidiano l’esercizio fisico, badando di avere a disposizione una rapida sorgente di zucchero (come una caramella) nel caso che l’esercizio fisico faccia abbassare troppo la glicemia. Questo può portare a uno shock diabetico. Anche le emozioni possono influire sulla glicemia e possono esser causa di scarsa padronanza di sé riguardo alla dieta. Infezioni e infermità devono essere curate rapidamente, giacché possono alterare notevolmente il livello del glucosio nel sangue.
Tuttavia, sebbene il paziente diabetico di I tipo, come Kathy, prenda in considerazione tutti questi fattori, può ancora trovare difficoltà a rendere stabile la glicemia. Allora che fare?
Il secondo aspetto principale della cura è l’uso di iniezioni di insulina. Quando l’insulina fu resa disponibile più di 60 anni fa, servì a salvare la vita a molti diabetici. E il successivo sviluppo di un’iniezione al giorno fu considerato all’inizio come un grande vantaggio.
Anche se le iniezioni giornaliere sono più convenienti, c’è qualche preoccupazione circa le possibili complicazioni a lungo termine, come l’indurimento delle arterie. Perciò, alcuni raccomandano più frequenti iniezioni d’insulina ad azione breve per tenere più strettamente sotto controllo il glucosio nel sangue durante il corso della giornata. Parecchi sviluppi recenti l’hanno reso non solo possibile ma pure pratico.
Quello del controllo domestico del glucosio nel sangue è stato definito “il primo vero progresso terapeutico significativo dalla scoperta dell’insulina”. Usando una semplice macchina portatile, il diabetico può controllare il livello del glucosio nel suo sangue parecchie volte al giorno. Così può regolare da sé il dosaggio dell’insulina e si può avvicinare maggiormente ai costanti valori normali della glicemia.
Uno svantaggio del controllo domestico è che il diabetico si deve pungere il dito per l’esame del sangue. Ma ci sono per questo strumenti speciali, e gli esperti di questa operazione dicono che realmente non c’è male. Un altro svantaggio è il costo della macchina. Comunque, la spesa dovrebbe diminuire con la migliorata tecnologia.
Altri vantaggi comprendono la produzione di aghi per iniettare insulina non costosi, da gettar via dopo l’uso, molto affilati. Questi hanno reso le iniezioni d’insulina meno penose. Per di più, l’insulina oggi disponibile non dev’essere più refrigerata; così si evita un serio inconveniente quando si viaggia.
Ora è stata commercializzata insulina che equivale all’insulina umana ed è spesso raccomandata a coloro ai quali è stato diagnosticato di recente il diabete di I tipo. Ci sono anche nuovi iniettori d’insulina pressurizzati, senza ago, e pompe per l’infusione dell’insulina. La pompa è un iniettore d’insulina portatile che il paziente indossa sulla cintura. Essa inietta costantemente insulina per mezzo di un ago nella cavità addominale. La pompa per l’infusione, benché oggi in uso, è da molti medici considerata alquanto pericolosa e dovrebbe essere usata solo sotto la direttiva di uno specialista.
Riguardo ai fanciulli che sono diabetici del I tipo, una recente tendenza è stata quella di preoccuparsi meno della dieta. Alcuni pensano che possano seguire una dieta relativamente normale e quindi integrare quella dieta con qualunque quantità d’insulina necessaria. Naturalmente, tali fanciulli non dovrebbero tuttavia mangiare molti dolci. La vera cosa basilare perché vivano una vita relativamente normale sembra quella di fare un attento controllo del glucosio nel sangue e frequenti somministrazioni d’insulina.
Cura del diabete di II tipo
Nella cura del più comune diabete di II tipo i progressi non sono stati proprio altrettanto numerosi. Come è stato già osservato, qui non si tratta dell’assoluta incapacità del pancreas di produrre insulina. Si tratta dell’incapacità del pancreas di essere all’altezza del crescente bisogno d’insulina da parte del corpo, di solito peggiorato dall’eccesso di peso.
Quantunque siano estesamente usate pillole, queste servono tutte a spingere il pancreas a produrre più insulina. Ma c’è un limite alle ‘frustate che un cavallo stanco può sopportare’, in questo caso, un pancreas stanco. Una buona dieta che riduce il peso e limita gli zuccheri semplici, accompagnata dall’assennato esercizio fisico, può essere più utile.
Se la dieta, l’esercizio fisico e l’astensione dai dolci non abbassano abbastanza il livello di glucosio nel sangue, allora si possono prescrivere pillole. Qui le opinioni variano. Alcuni medici preferiscono usare iniezioni d’insulina anziché pillole, anche nei diabetici di II tipo. Le pillole possono produrre effetti collaterali, e c’è qualche dubbio in quanto a se realmente aiutano a prevenire le complicazioni a lungo termine.
In ciascun caso, tutti i fattori devono essere soppesati da medici competenti prima di raccomandare la cura. E il diabetico deve ponderare le raccomandazioni e prendere la decisione finale circa ciò che farà.
Come vivere col vostro diabete
Pertanto, curare il diabete significa fare diversi passi, secondo il tipo da cui si è affetti. Per il II tipo di diabete la soluzione può essere la dieta e la perdita di peso. Ma un medico dichiarò: “Realisticamente, la mia esperienza ha mostrato che c’è poca probabilità che questo accada. Nella maggioranza dei casi sono preparato a dare ai miei pazienti pillole o anche insulina dal principio”.
Per il I tipo di diabete, la soluzione che il paziente viva con la malattia non è così semplice. Comunque, anche qui, in parte la risposta forse non è nel trattamento medico relativo ma nell’atteggiamento dell’individuo verso il diabete. È vero che la prospettiva di fare iniezioni giornaliere, forse parecchie volte al giorno non è piacevole, né lo è pungersi il dito per verificare il glucosio nel sangue. Neppure è facile assicurarsi che la propria vita sia organizzata fino al punto di mangiare ogni giorno alimenti simili a intervalli regolari verso la stessa ora, e che siano debitamente programmati esercizio fisico e riposo.
Nello stesso tempo, si è realistici accettando il fatto che al presente non c’è guarigione per i diabetici. Ma c’è una cura che, sebbene richieda disciplina, può mantenere i diabetici in vita e ragionevolmente in buone condizioni per assai più anni che non senza cura.
Atteggiamenti da evitare
Bisogna evitare due atteggiamenti completamente opposti. Da una parte, chi ha il diabete deve evitar d’essere incurante circa il problema, mancando di seguire sagge prescrizioni mediche e forse sperando che il problema scompaia. Non scomparirà.
D’altra parte, poiché le emozioni causano livelli irregolari di glucosio nel sangue, sarebbe controproducente preoccuparsi eccessivamente del problema. Non sarà d’aiuto nutrire continuo timore e avere la costante preoccupazione della cura del diabete con l’esclusione delle attività normali. Sebbene la vita dei diabetici debba essere necessariamente regolata, la grande maggioranza possono vivere una vita ben programmata.
Perdere un arto: Come ridurre il rischio
NELLA maggior parte dei casi si può evitare di arrivare al punto di perdere un arto! E questo vale anche per chi soffre di vasculopatie periferiche. Come accennava l’articolo precedente, in molti casi questi disturbi sono una conseguenza del diabete. Ma spesso il diabete si può tenere sotto controllo.
“Che venga prescritta o meno l’insulina, l’alimentazione è alla base della terapia per i diabetici”, dice l’Encyclopædia Britannica. Marcel Bayol, del Kings County Hospital di New York, ha detto: “Se i diabetici prendono sul serio la propria malattia, stanno attenti a cosa mangiano e si mantengono sotto controllo medico, riducono il rischio di dover perdere una gamba”. Chi soffre di diabete non insulino-dipendente e segue questi consigli può addirittura notare, con il tempo, un’attenuazione dei sintomi.
L’esercizio fisico è essenziale
Anche l’esercizio fisico è importante. Aiuta l’organismo a mantenere i livelli di glucosio nella norma. L’esercizio aiuta chi soffre di vasculopatie periferiche a mantenere forti, flessibili e adeguatamente irrorate di sangue le parti colpite. La ginnastica aiuta anche a ridurre la claudicatio intermittens (letteralmente, “zoppicamento intermittente”): un disturbo che colpisce chi soffre di vasculopatie periferiche provocandogli dolori ai muscoli del polpaccio quando cammina o fa esercizio. In questo caso, però, bisognerebbe evitare esercizi che implicano sforzi e traumi alle gambe. È meglio, ad esempio, camminare, andare in bicicletta, remare, nuotare e fare esercizi aerobici in acqua. Prima di iniziare una dieta o un particolare programma di ginnastica bisognerebbe sempre consultare un medico.
Naturalmente, chiunque ci tenga alla salute dovrebbe assolutamente evitare il fumo. Le vasculopatie periferiche non sono che uno dei moltissimi problemi di salute che il fumo crea o aggrava. “Il fumo è strettamente correlato alle amputazioni, specie se chi fuma soffre di diabete e di vasculopatie periferiche”, ha detto il dott. Bayol. Quanto è stretta questa correlazione? Un manuale per la riabilitazione di chi ha perso un arto dice che “le amputazioni sono 10 volte più frequenti tra i fumatori che tra i non fumatori”.
Cura degli arti malati
Le vasculopatie periferiche possono ridurre la circolazione negli arti inferiori, e questo a sua volta può compromettere la vitalità o la sensibilità dei nervi, nel qual caso si parla di neuropatia. A questo punto gli arti si danneggiano facilmente, anche se non si fa altro che stare a letto. Ad esempio, se una termocoperta o un termoforo si dovessero surriscaldare potrebbero causare una grave ustione, visto che la persona non è in grado di avvertire il dolore! Per questo motivo le case produttrici avvertono i diabetici di fare attenzione quando utilizzano questi apparecchi.
Gli arti malati sono anche più soggetti alle infezioni. Un semplice graffio può provocare ulcere, e persino cancrena. Perciò è essenziale aver cura dei piedi, il che include portare scarpe comode e della misura giusta e mantenere gambe e piedi sempre puliti e asciutti. Molti ospedali hanno ‘cliniche del piede’ che insegnano ai pazienti ad aver cura dei piedi.
Quando la vasculopatia è progredita al punto che è necessario intervenire chirurgicamente, i chirurghi di solito cercano di evitare l’amputazione. Una procedura alternativa è l’angioplastica con palloncino. Il chirurgo vascolare inserisce nell’arteria un catetere con in cima un palloncino. Il palloncino viene poi gonfiato, dilatando così l’arteria occlusa. Un’altra possibilità è un intervento di by-pass: la sostituzione di vasi sanguigni molto malati con altri presi da un’altra parte del corpo.
Barbara, che ora ha 54 anni, soffre di diabete insulino-dipendente da quando ne aveva quattro. Dopo aver partorito il primo figlio cominciò ad avere problemi di circolazione ai piedi. Alcuni medici le dissero che dovevano essere amputati. Barbara, però, trovò un chirurgo vascolare qualificato che con l’angioplastica riuscì a farle migliorare la circolazione nei piedi. L’angioplastica funzionò per un certo tempo, ma alla fine Barbara dovette sottoporsi a un intervento di by-pass, che ebbe esito positivo. Ora Barbara ha molta cura dei suoi piedi.
Evitare i traumi
I traumi sono al secondo posto tra le cause della perdita di un arto. E sono molto meno selettivi delle vasculopatie: possono far perdere qualsiasi parte del corpo. Ad ogni modo, avere il giusto punto di vista sulla vita può contribuire molto a ridurre il rischio di traumi. Cosa si sta facendo per ridurre i rischi per la popolazione nei paesi in cui sono disseminate molte mine? In molti paesi sono stati avviati programmi sponsorizzati dal governo per sensibilizzare la popolazione sul problema delle mine. Secondo un rapporto del segretario generale delle Nazioni Unite, questi programmi insegnano alle “popolazioni a rischio . . . a ridurre il più possibile il margine di rischio anche se abitano o lavorano in zone minate”.
Purtroppo, “la gente si abitua alla presenza delle mine e diventa indifferente”, sostiene un rapporto dell’ONU. “A volte fattori religiosi incoraggiano [la gente] ad adottare un atteggiamento fatalistico nei confronti di questi pericoli”.
Pertanto essendo prudenti e adottando misure ragionevoli per proteggere la salute si può ridurre notevolmente il rischio di perdere un arto. Ma che dire di chi ha già perso un arto? Può condurre ugualmente una vita soddisfacente?
Altri fattori che possono creare o aggravare problemi vascolari agli arti inferiori sono indossare pantaloni o altri indumenti attillati, portare scarpe che non calzano bene oppure stare seduti (specie se con le gambe accavallate) o in piedi per lunghi periodi.
Chi soffre di diabete insulino-dipendente (diabete di tipo I) deve fare ogni giorno iniezioni di insulina. Chi soffre di diabete non insulino-dipendente (diabete di tipo II) spesso può tenere sotto controllo la malattia con un’alimentazione adeguata e l’esercizio fisico. Negli Stati Uniti il 95 per cento dei diabetici è affetto da quest’ultima forma di diabete.
Per chi fuma il rischio di perdere un arto è molto più alto, specie se soffre di malattie vascolari
Esercizio fisico adatto e alimentazione corretta favoriscono la salute del sistema circolatorio
“Non c’è un caso di diabete che non sia critico. È sempre grave”. — Anne Daly, American Diabetes Association.
“LE SUE analisi del sangue rivelano notevoli anomalie. Deve curarsi immediatamente”. Le parole del medico colpirono Deborah come una mazzata. “Quella notte continuai a pensare che doveva trattarsi di un errore di laboratorio. Mi dicevo che non era possibile che fossi malata”.
Come molti, Deborah pensava di essere abbastanza sana, perciò non dava peso ai sintomi fastidiosi. Pensava che la sete persistente fosse dovuta agli antistaminici che prendeva. Attribuiva la frequente urinazione al fatto che beveva troppa acqua. E la stanchezza: beh, quale madre che lavora non si sente esausta?
Ma poi un’analisi del sangue confermò che la causa dei suoi problemi era il diabete. Fu difficile per Deborah accettare la diagnosi. “Non parlai a nessuno della mia malattia”, dice. “La notte, quando tutti dormivano, stavo al buio con gli occhi fissi nel vuoto e piangevo”. Apprendendo di avere il diabete alcuni, come Deborah, provano sentimenti contrastanti, fra cui scoraggiamento e persino rabbia. “Passai un periodo penoso durante il quale rifiutavo di accettare la realtà”, dice Karen.
Queste sono reazioni naturali a quello che sembra un tiro mancino. Ma con un po’ di incoraggiamento i diabetici riescono ad adattarsi. “L’infermiera mi aiutò ad accettare la mia malattia”, dice Karen. “Mi tranquillizzò dicendo che era normale piangere. Quello sfogo mi aiutò a rassegnarmi”.
Perché è grave
A ragione il diabete è stato definito “un disturbo del motore stesso della vita”. Quando l’organismo non riesce a metabolizzare il glucosio, diversi meccanismi vitali possono smettere di funzionare, a volte con conseguenze potenzialmente letali. “Non si muore direttamente di diabete”, dice il dott. Harvey Katzeff, “si muore per le complicazioni. Riusciamo abbastanza bene a prevenire le complicazioni, ma non a curarle una volta che insorgono”.
C’è speranza per coloro che soffrono di diabete? Sì, se capiscono la gravità della malattia e si sottopongono a un programma terapeutico.
Dieta ed esercizio fisico
Il diabete di tipo I non si può prevenire, ma gli scienziati stanno studiando i fattori di rischio genetico per cercare di trovare il modo di impedire una reazione immunologica. (Vedi il riquadro “Il ruolo del glucosio”, a pagina 8). “Con il diabete di tipo II la situazione è molto migliore”, dice un libro sull’argomento. “Molti di coloro che potrebbero essere geneticamente a rischio, evitano di manifestare i sintomi di questa malattia semplicemente seguendo una dieta equilibrata e facendo regolare esercizio fisico, per rimanere in forma e mantenere il proprio peso entro limiti normali”. — Diabetes—Caring for Your Emotions as Well as Your Health.
La rivista medica JAMA (Journal of the American Medical Association) riportava un’estesa ricerca riguardante le donne che sottolineava l’importanza dell’esercizio fisico. La ricerca rilevava che “un breve periodo di attività fisica aumenta per più di 24 ore [nelle cellule] la capacità di assorbimento del glucosio mediato dall’insulina”. Quindi la relazione concludeva che “sia il camminare che la vigorosa attività fisica sono associati a sostanziali riduzioni del rischio di diabete di tipo II nelle donne”. I ricercatori raccomandavano almeno mezz’ora di attività fisica moderata tutti i giorni della settimana o quasi. Può essere qualcosa di semplice come una camminata, che, secondo un manuale per diabetici “è probabilmente l’esercizio fisico migliore, più sicuro e meno costoso”. — American Diabetes Association Complete Guide to Diabetes.
Tuttavia i diabetici dovrebbero fare esercizio fisico sotto il controllo di personale specializzato. Una ragione è che il diabete può danneggiare il sistema nervoso e quello vascolare, compromettendo la circolazione del sangue e il senso del tatto. Quindi un semplice graffio a un piede potrebbe venire trascurato, infettarsi e trasformarsi in un’ulcera: lesione grave che se non viene curata immediatamente potrebbe portare all’amputazione.
Comunque un programma di esercizio fisico può aiutare a tenere sotto controllo il diabete. “Più i ricercatori studiano i vantaggi dell’esercizio regolare”, dice il manuale citato sopra, “più ne constatano i benefìci”.
Trattamento insulinico
Molti diabetici devono integrare la dieta e l’esercizio fisico con test quotidiani della glicemia e iniezioni multiple di insulina. Poiché la loro salute è migliorata grazie alla dieta e a un buon programma di esercizio fisico, alcuni malati di diabete di tipo II sono stati in grado, almeno temporaneamente, di interrompere il trattamento insulinico. Karen, che ha il diabete di tipo I, ha riscontrato che l’esercizio fisico aumenta l’efficacia dell’insulina che si inietta. Di conseguenza ha potuto ridurre del 20 per cento il fabbisogno giornaliero di insulina.
Se l’insulina è necessaria, però, non c’è ragione che il diabetico si scoraggi. “La necessità di assumere insulina non è un insuccesso da parte del paziente”, dice Mary Ann, un’infermiera diplomata che cura diversi diabetici. “Qualunque sia la forma di diabete di cui si soffre, l’attento controllo della glicemia ridurrà al minimo altri problemi di salute in seguito”. Difatti uno studio recente ha rivelato che i pazienti con il diabete di tipo I che tenevano sotto stretto controllo la glicemia presentavano molto meno casi di retinopatie, malattie renali e neuropatie di origine diabetica”. Il rischio di retinopatia, per esempio, era ridotto del 76 per cento. Quelli con il diabete di tipo II che tengono sotto controllo la glicemia hanno benefìci simili.
Per rendere il trattamento insulinico più agevole e meno traumatico, le siringhe e le penne a insulina (l’apparecchio usato più comunemente) hanno aghi estremamente sottili che danno pochissimo fastidio. “Di solito la prima iniezione è la peggiore”, dice Mary Ann. “Poi la maggior parte dei pazienti dice che non sente quasi niente”. Altri metodi di iniezione includono iniettori automatici che inseriscono in maniera indolore un ago nella pelle, iniettori a getto che letteralmente sparano l’insulina attraverso la pelle mediante un getto sottilissimo, e infusori che impiegano un catetere che rimane fisso per due o tre giorni. Negli ultimi anni è entrata sempre più nell’uso la pompa insulinica, più o meno delle dimensioni di un piccolo telefono cellulare. Questo strumento programmabile fornisce un’infusione continua di insulina secondo le necessità giornaliere, rendendone più comoda e precisa la somministrazione.
Si continua a imparare
Tutto sommato non esiste una terapia generalizzata per il diabete. Nella scelta della cura a cui sottoporsi, ciascuno deve tener conto di diversi fattori per prendere una decisione. “Anche se siete seguiti da un’équipe medica”, dice Mary Ann, “sta a voi decidere la via da seguire”. Difatti una rivista specializzata dice: “Curare il diabete senza educare sistematicamente il paziente all’autogestione può essere considerato un approccio scadente e poco etico”. — Diabetes Care.
Più i diabetici conoscono la loro malattia, più saranno in grado di gestire la propria salute e avere la prospettiva di vivere più a lungo e avere una vita più sana. Un’educazione efficace, però, richiede pazienza. Un libro spiega: “Se cerchi di imparare tutto subito, probabilmente sarai confuso e non utilizzerai le informazioni in modo efficace. Inoltre molte delle informazioni più utili di cui avrai bisogno non si trovano in libri e opuscoli. Hanno a che fare . . . con le variazioni glicemiche dovute a cambiamenti di attività. Questo si impara solo con il tempo e per tentativi”. — Diabetes—Caring for Your Emotions as Well as Your Health.
Per esempio, con un attento monitoraggio imparate come reagisce il vostro organismo allo stress, che può far salire all’improvviso la glicemia. “Da 50 anni convivo con il diabete”, dice Ken, “e ho imparato a conoscerne i sintomi!” È valsa la pena “ascoltare” il suo organismo, perché Ken è ancora in grado di svolgere un lavoro a tempo pieno, anche se ha più di 70 anni.
L’importanza del sostegno della famiglia
Nella cura del diabete non va sottovalutato il sostegno della famiglia. Infatti una pubblicazione osserva che “la qualità della vita familiare forse è il più efficace fattore singolo” che permette di tenere sotto controllo il diabete nei bambini e nei giovani adulti.
È utile che i membri della famiglia imparino a conoscere il diabete, magari alternandosi nell’accompagnare il malato dal medico. La conoscenza li aiuterà a essere di aiuto, a riconoscere sintomi importanti e a sapere cosa fare. Ted, la cui moglie ha il diabete di tipo I da quando aveva quattro anni, dice: “Capisco quando la glicemia di Barbara si abbassa troppo. Si azzittisce nel mezzo della conversazione. Suda abbondantemente e si arrabbia senza ragione. E le sue reazioni rallentano”.
Similmente quando Catherine, la moglie di Ken, nota che lui diventa pallido e sudaticcio e vede che si comporta in modo strano, gli presenta un semplice problema matematico. Se risponde in modo confuso, Catherine sa che deve intervenire per porre subito rimedio alla situazione. Sia Ken che Barbara sono molto riconoscenti di avere un coniuge ben informato che amano e di cui hanno piena fiducia.
I familiari amorevoli dovrebbero sforzarsi di essere incoraggianti, gentili e pazienti, qualità che aiutano il malato ad affrontare i problemi della vita e anche influiscono positivamente sul decorso della malattia. Il marito di Karen le assicurò che l’amava, il che significò molto per lei. Karen riferisce: “Nigel mi disse: ‘La gente ha bisogno di cibo e acqua per vivere, proprio come tu hai bisogno di cibo e acqua, e di una piccola dose di insulina’. Quelle parole affettuose ma pratiche erano proprio quello di cui avevo bisogno”.
Familiari ed amici devono capire inoltre che le fluttuazioni della glicemia possono influire sull’umore del diabetico. “Quando ho problemi di glicemia”, dice una donna, “divento taciturna, malinconica, agitata e frustrata. Allora mi vergogno di comportarmi in modo così puerile. Mi aiuta sapere che gli altri capiscono il perché di questo mio atteggiamento, che cerco di controllare”.
Il diabete si può tenere sotto controllo, specie se chi ne soffre ha la cooperazione di amici e familiari. Anche i princìpi biblici possono aiutare. In che modo?
Il grasso eccessivo intorno alla vita sembra costituire un rischio maggiore del grasso sui fianchi.
I fumatori corrono un rischio ancora maggiore, poiché il fumo nuoce al cuore e all’apparato circolatorio, e restringe i vasi sanguigni. Una pubblicazione afferma che il 95 per cento delle amputazioni riconducibili al diabete riguardano fumatori.
Alcuni sono stati aiutati da un trattamento orale. Questo consiste nell’assumere farmaci che stimolano il pancreas a produrre più insulina, altri che rallentano l’aumento di glucosio nel sangue, e altri ancora che riducono la resistenza all’insulina. (Il trattamento orale di solito non viene prescritto per il diabete di tipo I). Attualmente non si può assumere l’insulina per via orale, perché la digestione demolisce questa proteina prima che raggiunga il torrente sanguigno. Né il trattamento insulinico né i farmaci assunti per via orale eliminano la necessità dell’esercizio fisico e di una buona alimentazione.
Le autorità in campo sanitario raccomandano che i diabetici portino sempre con sé una tessera di identificazione oppure un braccialetto o una catenella con una targhetta indicante che hanno questa malattia: in momenti critici possono salvare la vita. Una crisi ipoglicemica, per esempio, può essere scambiata per un altro disturbo o persino per ubriachezza.
Il ruolo del glucosio
Il glucosio è la fonte energetica delle migliaia di miliardi di cellule del corpo. Per penetrare nelle cellule, però, ha bisogno di una “chiave”: l’insulina, un ormone secreto dal pancreas. Con il diabete di tipo I il pancreas non produce insulina. Con il diabete di tipo II ne produce, ma di solito non abbastanza. Inoltre le cellule sono riluttanti ad accettare l’insulina, si verifica cioè una insulino-resistenza. In entrambe le forme di diabete il risultato è lo stesso: cellule che non ricevono il glucosio necessario e pericolosi livelli di zuccheri nel sangue.
Nel diabete di tipo I il sistema immunitario attacca le cellule β del pancreas che producono l’insulina. Perciò il diabete di tipo I è una malattia autoimmune. Tra i fattori che possono scatenare una reazione immunitaria vi sono virus, sostanze chimiche tossiche e certi farmaci. Anche la predisposizione genetica potrebbe avere la sua parte, dato che il diabete di tipo I spesso si trova in determinate famiglie ed è più comune fra i caucasici.
Nel diabete di tipo II il fattore genetico è ancora più forte, ma si riscontra soprattutto fra i non caucasici. Fra i più colpiti sono gli aborigeni australiani e i nativi americani, e questi ultimi hanno la percentuale più alta del mondo di diabete di tipo II. I ricercatori stanno studiando la relazione tra fattori genetici e obesità, e anche il modo in cui il grasso eccessivo sembra aumentare la resistenza all’insulina negli individui geneticamente a rischio. A differenza del tipo I, il diabete di tipo II si manifesta soprattutto negli ultraquarantenni.
Il ruolo del pancreas
Il pancreas, che ha all’incirca le dimensioni di una banana, si trova proprio dietro lo stomaco. Secondo un libro, “il pancreas sano compie una continua azione equilibratrice, riuscendo a stabilizzare il livello del glucosio nel sangue in quanto secerne la giusta quantità di insulina via via che durante il giorno il livello del glucosio aumenta e diminuisce”. (The Unofficial Guide to Living With Diabetes) Le cellule β all’interno del pancreas sono la fonte dell’ormone insulina.
Quando le cellule β non producono abbastanza insulina, il glucosio si accumula nel sangue, provocando iperglicemia. Il contrario, la bassa concentrazione di glucosio nel sangue, si chiama ipoglicemia. Insieme al pancreas, il fegato contribuisce a mantenere normale il livello del glucosio nel sangue accumulando il glucosio in eccesso sotto forma di glicogeno. Quando il pancreas lo richiede, il fegato trasforma di nuovo il glicogeno in glucosio che viene utilizzato dall’organismo.
Il ruolo degli zuccheri
L’idea diffusa che mangiare molti zuccheri causi il diabete è sbagliata. La medicina dimostra che ingrassare, indipendentemente dall’assunzione di zuccheri, aumenta la probabilità fra gli individui geneticamente a rischio. Comunque, mangiare troppi dolci non è sano, poiché contengono pochissime sostanze nutritizie e favoriscono l’obesità.
Un’altra idea sbagliata è che i diabetici abbiano una voglia matta di dolci, mentre in realtà provano lo stesso desiderio delle persone in genere. Quando non è tenuto sotto controllo, il diabete può provocare fame, ma non necessariamente di cose dolci. I diabetici possono mangiare dolci, ma devono tener conto degli zuccheri che assumono nel programmare la propria dieta.
Studi recenti hanno dimostrato che un’alimentazione ricca di fruttosio (zucchero derivato da frutta e verdura) può contribuire alla insulino-resistenza e persino al diabete negli animali, indipendentemente dal loro peso.
Il diabete in poche parole
PANCREAS
↓ ↓ ↓
Persona sana Diabete di tipo I Diabete di tipo II
Dopo un pasto il Le cellule β del Nella maggioranza
pancreas risponde pancreas che dei casi il pancreas
al maggiore producono insulina produce una quantità
contenuto di vengono attaccate limitata di insulina
glucosio nel sangue, dal sistema
secernendo la giusta immunitario,
quantità di insulina quindi non
producono insulina
↓ ↓ ↓
Le molecole di Senza l’insulina Se i recettori sono
insulina si le molecole di meno sensibili
attaccano ai glucosio non all’insulina, i
recettori delle possono penetrare “trasportatori di
cellule muscolari nelle cellule glucosio” non si
e di altre cellule. attivano per
Questo a sua volta assorbire il
dà inizio a un glucosio nel sangue
processo che
permette al
glucosio di
penetrare nelle
cellule
↓ ↓ ↓
Il glucosio è Il glucosio si accumula
assorbito e nel torrente sanguigno,
bruciato dalle impedendo processi vitali
cellule muscolari. e danneggiando le pareti
Così il livello dei vasi sanguigni
di glucosio
nel sangue
torna normale
Vivere col diabete
KATHY è una giovanetta. Bada alla dieta e al peso, fa molto esercizio e segue le istruzioni del medico. Fa anche iniezioni di insulina ogni giorno. Kathy è una dei molti milioni di persone che hanno il diabete.
Nonostante tutte le sue precauzioni Kathy ammette: “Non so mai qual è il livello del glucosio nel sangue. Un pomeriggio può essere 300. Il giorno dopo, con lo stesso programma, può essere 50 e posso subire uno shock da insulina”. Non molto tempo fa prese un’infezione che non guariva e trascorse settimane in ospedale.
Mae è una donna anziana. Non bada alla dieta e, come risultato, pesa 23 chili più del normale. Ammette di non seguire molto attentamente le prescrizioni del suo medico. Non si preoccupa del fatto che il glucosio nel sangue vada spesso oltre 300 e si rifiuta di prendere l’insulina. Benché prenda in realtà una pillola per il diabete ogni giorno, sembra sorprendentemente incurante della sua malattia.
Per quanto sembrino diverse, entrambe queste donne hanno la stessa malattia. Si chiama diabete mellito. Perché c’è tale differenza fra loro due? Ciò che più conta, cosa possono fare per vivere col loro diabete?
Che cos’è il diabete?
Prima di tutto, dobbiamo capire che cos’è il diabete. Un fattore chiave della malattia ha a che fare con la capacità del corpo di produrre insulina, un ormone secreto dal pancreas. L’insulina permette al corpo di prendere lo zucchero dal torrente sanguigno e portarlo dentro le cellule dove è usato per produrre energia o vi è conservato.
Comunque, se il corpo non produce abbastanza insulina, poco zucchero perverrà alle cellule per produrre energia o esservi conservato. Invece, lo zucchero raggiunge alti livelli nel sangue e comincia a causare problemi. Detto in parole semplici, questo è il diabete. E ce ne sono due tipi principali, com’è illustrato dai casi di Kathy e Mae.
Nel caso di Kathy, la malattia si chiama diabete mellito insulino–dipendente, o diabete di I tipo. Il problema qui è nell’incapacità del pancreas di produrre insulina. Recenti evidenze indicano che questo tipo di diabete può essere causato, almeno a volte, da infezioni virali. La persona che ha questo tipo di diabete di solito lo contrae in giovane età (sotto i 30 anni), è di solito magra e per vivere ha bisogno di iniezioni di insulina.
Nel caso di Mae, la malattia si chiama diabete mellito insulino–indipendente, o diabete di II tipo. Spesso vi si fa riferimento come al diabete adulto ed è diverso dal I tipo. Qui il problema non è che il pancreas non produce insulina, ma che non ne produce abbastanza. Molta dell’insulina che produce è assorbita dalle cellule adipose. Il pancreas non ne può produrre abbastanza per affrontare la situazione, e il glucosio presente nel sangue aumenta. Le persone che hanno questo tipo di diabete hanno di solito superato i 30 anni, sono grasse e a volte possono fare a meno delle iniezioni di insulina. In più sembra che il loro diabete sia ereditario.
Cura del diabete di I tipo
Il diabete di Kathy, di I tipo, è molto più serio, per quanto meno comune. Sembrerebbe che la soluzione per il I tipo sia semplice, solo somministrare l’insulina. Comunque, benché le iniezioni d’insulina mantengano il diabetico in vita, non possono tener conto della variazione del livello d’insulina di cui il corpo ha bisogno minuto per minuto.
Per ridurre al minimo le complicazioni del diabete, come la cecità e le affezioni renali, è importante ridurre la quantità di glucosio nel sangue e nell’urina. Bisogna imitare le normali e frequenti variazioni d’insulina nel corpo. Ma la questione è esattamente come far questo. La terapia è duplice: (1) cura preventiva e (2) somministrazione dell’insulina.
Con la cura preventiva, si devono fare i passi per ridurre al minimo le variazioni giornaliere del bisogno d’insulina del corpo. Un fattore vitale è l’alimentazione della persona, poiché questo è ciò che il sistema digestivo trasforma in glucosio nel sangue. La persona prudente affetta dal diabete di I tipo impara presto che deve avere una dieta ben regolata. Questa comprende sia i più complessi carboidrati che grassi e proteine. Tale dieta evita zucchero, miele, dolciumi, bevande gassate contenenti zucchero e simili. Questi carboidrati entrano rapidamente nel torrente sanguigno.
Questa dieta si deve presentare al corpo a intervalli regolari. Se il diabetico diviene incurante, mangiando qualunque cosa gli piaccia in qualsiasi tempo, ha un rapido squilibrio dei livelli d’insulina e glucosio nel sangue. Questo lo lascia esposto a rapide e gravi infermità o a complicazioni a lungo termine della malattia.
L’esercizio fisico abbassa la glicemia. Quindi il diabetico coscienzioso del I tipo include nel programma quotidiano l’esercizio fisico, badando di avere a disposizione una rapida sorgente di zucchero (come una caramella) nel caso che l’esercizio fisico faccia abbassare troppo la glicemia. Questo può portare a uno shock diabetico. Anche le emozioni possono influire sulla glicemia e possono esser causa di scarsa padronanza di sé riguardo alla dieta. Infezioni e infermità devono essere curate rapidamente, giacché possono alterare notevolmente il livello del glucosio nel sangue.
Tuttavia, sebbene il paziente diabetico di I tipo, come Kathy, prenda in considerazione tutti questi fattori, può ancora trovare difficoltà a rendere stabile la glicemia. Allora che fare?
Il secondo aspetto principale della cura è l’uso di iniezioni di insulina. Quando l’insulina fu resa disponibile più di 60 anni fa, servì a salvare la vita a molti diabetici. E il successivo sviluppo di un’iniezione al giorno fu considerato all’inizio come un grande vantaggio.
Anche se le iniezioni giornaliere sono più convenienti, c’è qualche preoccupazione circa le possibili complicazioni a lungo termine, come l’indurimento delle arterie. Perciò, alcuni raccomandano più frequenti iniezioni d’insulina ad azione breve per tenere più strettamente sotto controllo il glucosio nel sangue durante il corso della giornata. Parecchi sviluppi recenti l’hanno reso non solo possibile ma pure pratico.
Quello del controllo domestico del glucosio nel sangue è stato definito “il primo vero progresso terapeutico significativo dalla scoperta dell’insulina”. Usando una semplice macchina portatile, il diabetico può controllare il livello del glucosio nel suo sangue parecchie volte al giorno. Così può regolare da sé il dosaggio dell’insulina e si può avvicinare maggiormente ai costanti valori normali della glicemia.
Uno svantaggio del controllo domestico è che il diabetico si deve pungere il dito per l’esame del sangue. Ma ci sono per questo strumenti speciali, e gli esperti di questa operazione dicono che realmente non c’è male. Un altro svantaggio è il costo della macchina. Comunque, la spesa dovrebbe diminuire con la migliorata tecnologia.
Altri vantaggi comprendono la produzione di aghi per iniettare insulina non costosi, da gettar via dopo l’uso, molto affilati. Questi hanno reso le iniezioni d’insulina meno penose. Per di più, l’insulina oggi disponibile non dev’essere più refrigerata; così si evita un serio inconveniente quando si viaggia.
Ora è stata commercializzata insulina che equivale all’insulina umana ed è spesso raccomandata a coloro ai quali è stato diagnosticato di recente il diabete di I tipo. Ci sono anche nuovi iniettori d’insulina pressurizzati, senza ago, e pompe per l’infusione dell’insulina. La pompa è un iniettore d’insulina portatile che il paziente indossa sulla cintura. Essa inietta costantemente insulina per mezzo di un ago nella cavità addominale. La pompa per l’infusione, benché oggi in uso, è da molti medici considerata alquanto pericolosa e dovrebbe essere usata solo sotto la direttiva di uno specialista.
Riguardo ai fanciulli che sono diabetici del I tipo, una recente tendenza è stata quella di preoccuparsi meno della dieta. Alcuni pensano che possano seguire una dieta relativamente normale e quindi integrare quella dieta con qualunque quantità d’insulina necessaria. Naturalmente, tali fanciulli non dovrebbero tuttavia mangiare molti dolci. La vera cosa basilare perché vivano una vita relativamente normale sembra quella di fare un attento controllo del glucosio nel sangue e frequenti somministrazioni d’insulina.
Cura del diabete di II tipo
Nella cura del più comune diabete di II tipo i progressi non sono stati proprio altrettanto numerosi. Come è stato già osservato, qui non si tratta dell’assoluta incapacità del pancreas di produrre insulina. Si tratta dell’incapacità del pancreas di essere all’altezza del crescente bisogno d’insulina da parte del corpo, di solito peggiorato dall’eccesso di peso.
Quantunque siano estesamente usate pillole, queste servono tutte a spingere il pancreas a produrre più insulina. Ma c’è un limite alle ‘frustate che un cavallo stanco può sopportare’, in questo caso, un pancreas stanco. Una buona dieta che riduce il peso e limita gli zuccheri semplici, accompagnata dall’assennato esercizio fisico, può essere più utile.
Se la dieta, l’esercizio fisico e l’astensione dai dolci non abbassano abbastanza il livello di glucosio nel sangue, allora si possono prescrivere pillole. Qui le opinioni variano. Alcuni medici preferiscono usare iniezioni d’insulina anziché pillole, anche nei diabetici di II tipo. Le pillole possono produrre effetti collaterali, e c’è qualche dubbio in quanto a se realmente aiutano a prevenire le complicazioni a lungo termine.
In ciascun caso, tutti i fattori devono essere soppesati da medici competenti prima di raccomandare la cura. E il diabetico deve ponderare le raccomandazioni e prendere la decisione finale circa ciò che farà.
Come vivere col vostro diabete
Pertanto, curare il diabete significa fare diversi passi, secondo il tipo da cui si è affetti. Per il II tipo di diabete la soluzione può essere la dieta e la perdita di peso. Ma un medico dichiarò: “Realisticamente, la mia esperienza ha mostrato che c’è poca probabilità che questo accada. Nella maggioranza dei casi sono preparato a dare ai miei pazienti pillole o anche insulina dal principio”.
Per il I tipo di diabete, la soluzione che il paziente viva con la malattia non è così semplice. Comunque, anche qui, in parte la risposta forse non è nel trattamento medico relativo ma nell’atteggiamento dell’individuo verso il diabete. È vero che la prospettiva di fare iniezioni giornaliere, forse parecchie volte al giorno non è piacevole, né lo è pungersi il dito per verificare il glucosio nel sangue. Neppure è facile assicurarsi che la propria vita sia organizzata fino al punto di mangiare ogni giorno alimenti simili a intervalli regolari verso la stessa ora, e che siano debitamente programmati esercizio fisico e riposo.
Nello stesso tempo, si è realistici accettando il fatto che al presente non c’è guarigione per i diabetici. Ma c’è una cura che, sebbene richieda disciplina, può mantenere i diabetici in vita e ragionevolmente in buone condizioni per assai più anni che non senza cura.
Atteggiamenti da evitare
Bisogna evitare due atteggiamenti completamente opposti. Da una parte, chi ha il diabete deve evitar d’essere incurante circa il problema, mancando di seguire sagge prescrizioni mediche e forse sperando che il problema scompaia. Non scomparirà.
D’altra parte, poiché le emozioni causano livelli irregolari di glucosio nel sangue, sarebbe controproducente preoccuparsi eccessivamente del problema. Non sarà d’aiuto nutrire continuo timore e avere la costante preoccupazione della cura del diabete con l’esclusione delle attività normali. Sebbene la vita dei diabetici debba essere necessariamente regolata, la grande maggioranza possono vivere una vita ben programmata.
Perdere un arto: Come ridurre il rischio
NELLA maggior parte dei casi si può evitare di arrivare al punto di perdere un arto! E questo vale anche per chi soffre di vasculopatie periferiche. Come accennava l’articolo precedente, in molti casi questi disturbi sono una conseguenza del diabete. Ma spesso il diabete si può tenere sotto controllo.
“Che venga prescritta o meno l’insulina, l’alimentazione è alla base della terapia per i diabetici”, dice l’Encyclopædia Britannica. Marcel Bayol, del Kings County Hospital di New York, ha detto: “Se i diabetici prendono sul serio la propria malattia, stanno attenti a cosa mangiano e si mantengono sotto controllo medico, riducono il rischio di dover perdere una gamba”. Chi soffre di diabete non insulino-dipendente e segue questi consigli può addirittura notare, con il tempo, un’attenuazione dei sintomi.
L’esercizio fisico è essenziale
Anche l’esercizio fisico è importante. Aiuta l’organismo a mantenere i livelli di glucosio nella norma. L’esercizio aiuta chi soffre di vasculopatie periferiche a mantenere forti, flessibili e adeguatamente irrorate di sangue le parti colpite. La ginnastica aiuta anche a ridurre la claudicatio intermittens (letteralmente, “zoppicamento intermittente”): un disturbo che colpisce chi soffre di vasculopatie periferiche provocandogli dolori ai muscoli del polpaccio quando cammina o fa esercizio. In questo caso, però, bisognerebbe evitare esercizi che implicano sforzi e traumi alle gambe. È meglio, ad esempio, camminare, andare in bicicletta, remare, nuotare e fare esercizi aerobici in acqua. Prima di iniziare una dieta o un particolare programma di ginnastica bisognerebbe sempre consultare un medico.
Naturalmente, chiunque ci tenga alla salute dovrebbe assolutamente evitare il fumo. Le vasculopatie periferiche non sono che uno dei moltissimi problemi di salute che il fumo crea o aggrava. “Il fumo è strettamente correlato alle amputazioni, specie se chi fuma soffre di diabete e di vasculopatie periferiche”, ha detto il dott. Bayol. Quanto è stretta questa correlazione? Un manuale per la riabilitazione di chi ha perso un arto dice che “le amputazioni sono 10 volte più frequenti tra i fumatori che tra i non fumatori”.
Cura degli arti malati
Le vasculopatie periferiche possono ridurre la circolazione negli arti inferiori, e questo a sua volta può compromettere la vitalità o la sensibilità dei nervi, nel qual caso si parla di neuropatia. A questo punto gli arti si danneggiano facilmente, anche se non si fa altro che stare a letto. Ad esempio, se una termocoperta o un termoforo si dovessero surriscaldare potrebbero causare una grave ustione, visto che la persona non è in grado di avvertire il dolore! Per questo motivo le case produttrici avvertono i diabetici di fare attenzione quando utilizzano questi apparecchi.
Gli arti malati sono anche più soggetti alle infezioni. Un semplice graffio può provocare ulcere, e persino cancrena. Perciò è essenziale aver cura dei piedi, il che include portare scarpe comode e della misura giusta e mantenere gambe e piedi sempre puliti e asciutti. Molti ospedali hanno ‘cliniche del piede’ che insegnano ai pazienti ad aver cura dei piedi.
Quando la vasculopatia è progredita al punto che è necessario intervenire chirurgicamente, i chirurghi di solito cercano di evitare l’amputazione. Una procedura alternativa è l’angioplastica con palloncino. Il chirurgo vascolare inserisce nell’arteria un catetere con in cima un palloncino. Il palloncino viene poi gonfiato, dilatando così l’arteria occlusa. Un’altra possibilità è un intervento di by-pass: la sostituzione di vasi sanguigni molto malati con altri presi da un’altra parte del corpo.
Barbara, che ora ha 54 anni, soffre di diabete insulino-dipendente da quando ne aveva quattro. Dopo aver partorito il primo figlio cominciò ad avere problemi di circolazione ai piedi. Alcuni medici le dissero che dovevano essere amputati. Barbara, però, trovò un chirurgo vascolare qualificato che con l’angioplastica riuscì a farle migliorare la circolazione nei piedi. L’angioplastica funzionò per un certo tempo, ma alla fine Barbara dovette sottoporsi a un intervento di by-pass, che ebbe esito positivo. Ora Barbara ha molta cura dei suoi piedi.
Evitare i traumi
I traumi sono al secondo posto tra le cause della perdita di un arto. E sono molto meno selettivi delle vasculopatie: possono far perdere qualsiasi parte del corpo. Ad ogni modo, avere il giusto punto di vista sulla vita può contribuire molto a ridurre il rischio di traumi. Cosa si sta facendo per ridurre i rischi per la popolazione nei paesi in cui sono disseminate molte mine? In molti paesi sono stati avviati programmi sponsorizzati dal governo per sensibilizzare la popolazione sul problema delle mine. Secondo un rapporto del segretario generale delle Nazioni Unite, questi programmi insegnano alle “popolazioni a rischio . . . a ridurre il più possibile il margine di rischio anche se abitano o lavorano in zone minate”.
Purtroppo, “la gente si abitua alla presenza delle mine e diventa indifferente”, sostiene un rapporto dell’ONU. “A volte fattori religiosi incoraggiano [la gente] ad adottare un atteggiamento fatalistico nei confronti di questi pericoli”.
Pertanto essendo prudenti e adottando misure ragionevoli per proteggere la salute si può ridurre notevolmente il rischio di perdere un arto. Ma che dire di chi ha già perso un arto? Può condurre ugualmente una vita soddisfacente?
Altri fattori che possono creare o aggravare problemi vascolari agli arti inferiori sono indossare pantaloni o altri indumenti attillati, portare scarpe che non calzano bene oppure stare seduti (specie se con le gambe accavallate) o in piedi per lunghi periodi.
Chi soffre di diabete insulino-dipendente (diabete di tipo I) deve fare ogni giorno iniezioni di insulina. Chi soffre di diabete non insulino-dipendente (diabete di tipo II) spesso può tenere sotto controllo la malattia con un’alimentazione adeguata e l’esercizio fisico. Negli Stati Uniti il 95 per cento dei diabetici è affetto da quest’ultima forma di diabete.
Per chi fuma il rischio di perdere un arto è molto più alto, specie se soffre di malattie vascolari
Esercizio fisico adatto e alimentazione corretta favoriscono la salute del sistema circolatorio
La dieta per il diabete
Consigli generaliIl primo scopo della dieta nel diabetico è quello di mantenere il più possibile entro valori normali la glicemia, cioè il livello dello zucchero nel sangue. Quanto più stabile sarà l'andamento della glicemia nell'arco della giornata, tanto minori saranno le probabilità di ammalarsi delle complicanze del diabete (oculari, renali e nervose). Altrettanto importante però, secondo le più recenti linee-guida, è mantenere un corretto livello di grassi (lipidi) nel sangue per ridurre al minimo i rischi cardiovascolari che la malattia comporta.Oggi, in realtà, le raccomandazioni dietetiche generali per i due tipi di diabete (tipo I - o giovanile o insulino-dipendente - e tipo 2 o diabete dell'adulto o non-insulino dipendente) non sono molto diverse fra loro né differiscono molto dalle regole di sana e corretta alimentazione che tutta la popolazione dovrebbe seguire per prevenire alcune malattie metaboliche e cardiovascolari.Il ruolo del dietista può essere fondamentale per ottenere risultati duraturi nel diabete e, nel caso del diabete di tipo I che coinvolge spesso i giovani, può essere molto importante coinvolgere la famiglia in una serie di incontri di educazione alimentare.
Diabete di tipo IPoiché è frequente che i pazienti affetti da questo tipo di diabete siano magri o sottopeso, in genere si raccomanda una dieta "completa", che fornisca calorie sufficienti per assicurare una massa muscolare e riserve di grasso normali. In pratica, una dieta che non si discosti molto da una dieta "normale". Questo significa assumere una quantità normale di zuccheri (carboidrati) complessi, cioè quelli contenuti soprattutto nei cereali (pane, pasta, riso, legumi, patate...) i quali possono costituire fino al 60 per cento delle calorie totali se gli alimenti contenenti carboidrati sono anche ricchi di "fibra" (cereali integrali, frutta, verdura, legumi). La presenza di fibra è molto importante perché ritarda l'assorbimento degli "zuccheri" nell'intestino e quindi favorisce livelli di glicemia più equilibrati dopo il pasto.
Alimenti ricchi di fibra
Le fibre vegetali sono contenute in diversi alimenti tipici dell'alimentazione italiana. Le fibre sono utili al diabetico perché:
rendono più graduale l'assorbimento dei carboidrati, evitando picchi troppo elevati di glicemia dopo i pasti;
sono efficaci nel ridurre il colesterolo;
hanno un effetto saziante e quindi diminuiscono il senso della fame.
Le fibre più "vantaggiose" nel diabetico sono quelle idrosolubili, contenute nei legumi (fagioli, ceci, lenticchie, piselli, fave, cicerchia), nella verdura (carciofi, carote, cicoria, fagiolini, melanzane, broccoli, funghi, cavolfiori, pomodori...) e nella frutta. Questi alimenti devono essere consumati quotidianamente, anche più volte al giorno.Le fibre non idrosolubili, contenute negli alimenti vegetali e nei cibi integrali (preparati con farina non raffinata) come il pane integrale, la pasta integrale e le fette biscottate integrali, sono utili perché migliorano la funzione intestinale e ostacolano l'assorbimento del colesterolo nell'intestino. Essi però non hanno un contenuto calorico diverso rispetto ai loro corrispettivi senza fibre. Per esempio, non vi è alcuna differenza tra spaghetti normali e spaghetti integrali in termini di potere calorico o di effetto sulla glicemia.
È sempre bene preferire quegli alimenti che contengono carboidrati che si assorbono più lentamente, cioè che hanno un "indice glicemico" più basso. Per esempio, il pane contiene carboidrati che si assorbono velocemente (indice glicemico uguale a 100) mentre altri cibi hanno carboidrati che si assorbono meno velocemente e quindi sono più "vantaggiosi" per il diabetico (vedi sotto).
Indice glicemico di alcuni alimenti (in confronto al pane)
PaneBananeRiso comuneGnocchi di farinaRiso parboiledSpaghettiAranceLatteFagioliLenticchie
100 84 80 70 60 60 66 50 45 40
Contrariamente a quanto ritenuto in passato, e soprattutto nei pazienti di peso normale, possono essere consumate anche piccole quantità di zuccheri semplici (presenti ad esempio nel latte, nella frutta, nel gelato, nei dolci) che non provocano, come una volta si riteneva, grossi contraccolpi sulla glicemia nei diabetici di tipo I, i quali tra l'altro spesso assumono insulina pronta prima dei pasti. Fondamentale inoltre è il rispetto degli orari dei pasti e il consumo regolare nel corso della giornata di piccoli spuntini (vedi oltre) in modo da garantire un'alimentazione frazionata e regolata anche in base alle dosi di insulina prescritte dal medico. Si ricordi infine che un altro cardine della terapia è rappresentato da una attività fisica abituale e programmata: l'esercizio fisico regolare infatti abbassa la glicemia, aiuta a controllare i livelli di colesterolo nel sangue, impedisce di ingrassare e riduce lo stress. A questo scopo è interessante dare una occhiata alla cosiddetta piramide dell'attività fisica, utile per tutti ed anche per i diabetici.
Diabete di tipo II
Poiché il paziente con diabete di tipo II (popolarmente noto come "diabete alimentare") spesso è anche in sovrappeso, il primo obiettivo è quello di dimagrire e non quello di prendere farmaci per abbassare la glicemia. Il dimagrimento si ottiene essenzialmente adottando uno stile di vita sano, che consiste in una alimentazione corretta associata ad una attività fisica moderata ma regolare. La riduzione - anche parziale - del peso (per esempio, il 5-10 per cento del sovrappeso iniziale) permette già di migliorare - o addirittura normalizzare - i valori di glicemia e i livelli di grassi (colesterolo e trigliceridi) nel sangue.
La dieta del diabetico in sovrappeso non differisce perciò da quella di qualunque paziente in sovrappeso o obeso. Pertanto, in questi casi, è bene:
ridurre la quantità di grassi nella dieta, specialmente quelli "saturi" cioè di origine animale, come burro, formaggi, carni rosse;
preferire i carboidrati complessi, evitare gli zuccheri semplici ed aumentare il consumo di fibre;
mantenere un apporto generoso di proteine, dando la preferenza a quelle di origine vegetale (legumi, come fagioli, lenticchie, ceci, fave, cicerchia, piselli) rispetto a quelle di origine animale che sono spesso troppo ricche anche di grassi. In questo caso preferire sempre il pesce e le carni bianche.
I seguenti alimenti, invece, dovrebbero essere notevolmente limitati:
latte intero, crema, panna, formaggi grassi come mascarpone, pecorino e provolone;
frattaglie, carni grasse, pancetta, cotechino, wurstel, salame, mortadella, capocollo, patè, coppa, salsiccia;
pane all'olio, pizza " a taglio" o ripieno;
lardo, strutto, margarina, oli di semi vari;
zucchero, marmellata, caramelle o gomme da masticare, cioccolata, cornetti, torrone, torte, brioche, frutta sciroppata o frutta secca;
bibite analcoliche (aranciata, coca cola, aperitivi) e succhi di frutta con aggiunta di zuccheri.
Consigli speciali
SpuntiniÈ importante un'adeguata ripartizione dei pasti nel corso della giornata, senza mai saltare la prima colazione e con l'aggiunta di almeno due spuntini leggeri (a base di latte parzialmente scremato o yogurt, frutta o 40 grammi di pane con la verdura).
AlcoolNon esistono motivi validi per proibire l'assunzione di piccole quantità di alcool, per esempio uno-due bicchieri di vino secco (11-12 gradi) ai pasti, se il paziente non è in evidente sovrappeso. Da tenere presente inoltre che la birra ha un contenuto non indifferente di zuccheri semplici (maltosio) e quindi il suo consumo deve essere più limitato rispetto al vino e solo nel corso dei pasti. Si deve prestare particolare attenzione al consumo di alcool se il paziente diabetico ha valori elevati di trigliceridi nel sangue.
FruttaSebbene la frutta vada assunta con cautela, per il suo contenuto di zuccheri semplici, nessun tipo di frutta viene oggi bandito dalla dieta del diabetico, per cui, considerando anche il contenuto di fibra, si possono mangiare tutti i tipi di frutta, compresa la banana, considerando ad esempio che una banana di piccole dimensioni non contiene molti più zuccheri di una mela. In ogni caso, si possono usare le cosiddette "liste di scambio" che permettono di sostituire diversi cibi appartenenti allo stesso gruppo conoscendone le equivalenze in contenuto nutritivo (vedi sotto).
Lista della frutta: equivalenti a 10 grammi di zucchero
Grammi 160
Grammi 130
Grammi 100
Grammi 80
AnguriaFragoleLimonePompelmo
AlbicoccaAranciaClementinaLamponeMandarinoMelogranoMirtilliNespolaPesca
AnanasCiliegieKiwiMelaMorePerePrugne
BananaCachiFichiUva
Acidi grassi essenzialiIn una malattia come il diabete che con il passare del tempo è destinata a danneggiare la circolazione sanguigna, può essere utile aumentare nella dieta l'apporto di acidi grassi a lunga catena, anche noti come omega3, i quali sembrano apportare alcuni vantaggi sul profilo lipidico del sangue, abbassando i trigliceridi, riducendo l'aggregazione piastrinica e quindi aumentando la fluidità del sangue e, forse, abbassando la pressione arteriosa. Per questo motivo, si raccomanda di mangiare almeno due volte alla settimana il pesce.
SaleNon esistono indicazioni specifiche sul consumo di sale per i diabetici, per i quali valgono le raccomandazioni formulate per la popolazione generale secondo le quali la quantità di sale da assumere giornalmente non dovrebbe superare i 3 grammi, a meno che non sia presente ipertensione o, addirittura, una malattia renale (possibile complicanza a lungo termine del diabetico). A questo scopo si deve fare attenzione soprattutto ai cibi in scatola o in salamoia, ai dadi da brodo, ai salumi, ai formaggi, al ketchup, alla maionese, alle patatine e ai prodotti da forno in genere.
Alimenti specialiPer controllare la glicemia sono sconsigliati i cosiddetti "prodotti per diabetici" i quali, benché abbiano un contenuto ridotto di carboidrati, sono spesso - come la cioccolata o i biscotti per diabetici - più ricchi di grassi e quindi più calorici. Aspartame ed altri dolcificanti sintetici possono essere ragionevolmente consumati al posto dello zucchero, mentre è molto discutibile l'uso del fruttosio che ha un effetto sfavorevole sul livello di trigliceridi nel sangue.
Alimenti Da preferire
Grassi
Tutti i grassi devono essere limitati
Carni *
Pollo, tacchino, coniglio, vitello e manzo magro, selvaggina, prosciutto crudo magro e speck, bresaola
Prodotti caseari e uova *
Latte parzialmente scremato, yogurt magro, ricotta, albume d'uovo
Pesce
Tutti i tipi di pesce bollito o al forno, tonno al naturale
Frutta, verdura e legumi
Tutti i tipi di verdura, sia fresca che congelata, minestrone, frutta fresca salvo quella indicata accanto
Cereali
Pasta, riso parboiled, orzo
Dolci e dolcificanti
Liquirizia, aspartame, saccarina
Bevande
Té, caffè
Altri
Erbe, aromi, mostarda, pepe, aceto, limone, succo di pomodoro
Consigli generaliIl primo scopo della dieta nel diabetico è quello di mantenere il più possibile entro valori normali la glicemia, cioè il livello dello zucchero nel sangue. Quanto più stabile sarà l'andamento della glicemia nell'arco della giornata, tanto minori saranno le probabilità di ammalarsi delle complicanze del diabete (oculari, renali e nervose). Altrettanto importante però, secondo le più recenti linee-guida, è mantenere un corretto livello di grassi (lipidi) nel sangue per ridurre al minimo i rischi cardiovascolari che la malattia comporta.Oggi, in realtà, le raccomandazioni dietetiche generali per i due tipi di diabete (tipo I - o giovanile o insulino-dipendente - e tipo 2 o diabete dell'adulto o non-insulino dipendente) non sono molto diverse fra loro né differiscono molto dalle regole di sana e corretta alimentazione che tutta la popolazione dovrebbe seguire per prevenire alcune malattie metaboliche e cardiovascolari.Il ruolo del dietista può essere fondamentale per ottenere risultati duraturi nel diabete e, nel caso del diabete di tipo I che coinvolge spesso i giovani, può essere molto importante coinvolgere la famiglia in una serie di incontri di educazione alimentare.
Diabete di tipo IPoiché è frequente che i pazienti affetti da questo tipo di diabete siano magri o sottopeso, in genere si raccomanda una dieta "completa", che fornisca calorie sufficienti per assicurare una massa muscolare e riserve di grasso normali. In pratica, una dieta che non si discosti molto da una dieta "normale". Questo significa assumere una quantità normale di zuccheri (carboidrati) complessi, cioè quelli contenuti soprattutto nei cereali (pane, pasta, riso, legumi, patate...) i quali possono costituire fino al 60 per cento delle calorie totali se gli alimenti contenenti carboidrati sono anche ricchi di "fibra" (cereali integrali, frutta, verdura, legumi). La presenza di fibra è molto importante perché ritarda l'assorbimento degli "zuccheri" nell'intestino e quindi favorisce livelli di glicemia più equilibrati dopo il pasto.
Alimenti ricchi di fibra
Le fibre vegetali sono contenute in diversi alimenti tipici dell'alimentazione italiana. Le fibre sono utili al diabetico perché:
rendono più graduale l'assorbimento dei carboidrati, evitando picchi troppo elevati di glicemia dopo i pasti;
sono efficaci nel ridurre il colesterolo;
hanno un effetto saziante e quindi diminuiscono il senso della fame.
Le fibre più "vantaggiose" nel diabetico sono quelle idrosolubili, contenute nei legumi (fagioli, ceci, lenticchie, piselli, fave, cicerchia), nella verdura (carciofi, carote, cicoria, fagiolini, melanzane, broccoli, funghi, cavolfiori, pomodori...) e nella frutta. Questi alimenti devono essere consumati quotidianamente, anche più volte al giorno.Le fibre non idrosolubili, contenute negli alimenti vegetali e nei cibi integrali (preparati con farina non raffinata) come il pane integrale, la pasta integrale e le fette biscottate integrali, sono utili perché migliorano la funzione intestinale e ostacolano l'assorbimento del colesterolo nell'intestino. Essi però non hanno un contenuto calorico diverso rispetto ai loro corrispettivi senza fibre. Per esempio, non vi è alcuna differenza tra spaghetti normali e spaghetti integrali in termini di potere calorico o di effetto sulla glicemia.
È sempre bene preferire quegli alimenti che contengono carboidrati che si assorbono più lentamente, cioè che hanno un "indice glicemico" più basso. Per esempio, il pane contiene carboidrati che si assorbono velocemente (indice glicemico uguale a 100) mentre altri cibi hanno carboidrati che si assorbono meno velocemente e quindi sono più "vantaggiosi" per il diabetico (vedi sotto).
Indice glicemico di alcuni alimenti (in confronto al pane)
PaneBananeRiso comuneGnocchi di farinaRiso parboiledSpaghettiAranceLatteFagioliLenticchie
100 84 80 70 60 60 66 50 45 40
Contrariamente a quanto ritenuto in passato, e soprattutto nei pazienti di peso normale, possono essere consumate anche piccole quantità di zuccheri semplici (presenti ad esempio nel latte, nella frutta, nel gelato, nei dolci) che non provocano, come una volta si riteneva, grossi contraccolpi sulla glicemia nei diabetici di tipo I, i quali tra l'altro spesso assumono insulina pronta prima dei pasti. Fondamentale inoltre è il rispetto degli orari dei pasti e il consumo regolare nel corso della giornata di piccoli spuntini (vedi oltre) in modo da garantire un'alimentazione frazionata e regolata anche in base alle dosi di insulina prescritte dal medico. Si ricordi infine che un altro cardine della terapia è rappresentato da una attività fisica abituale e programmata: l'esercizio fisico regolare infatti abbassa la glicemia, aiuta a controllare i livelli di colesterolo nel sangue, impedisce di ingrassare e riduce lo stress. A questo scopo è interessante dare una occhiata alla cosiddetta piramide dell'attività fisica, utile per tutti ed anche per i diabetici.
Diabete di tipo II
Poiché il paziente con diabete di tipo II (popolarmente noto come "diabete alimentare") spesso è anche in sovrappeso, il primo obiettivo è quello di dimagrire e non quello di prendere farmaci per abbassare la glicemia. Il dimagrimento si ottiene essenzialmente adottando uno stile di vita sano, che consiste in una alimentazione corretta associata ad una attività fisica moderata ma regolare. La riduzione - anche parziale - del peso (per esempio, il 5-10 per cento del sovrappeso iniziale) permette già di migliorare - o addirittura normalizzare - i valori di glicemia e i livelli di grassi (colesterolo e trigliceridi) nel sangue.
La dieta del diabetico in sovrappeso non differisce perciò da quella di qualunque paziente in sovrappeso o obeso. Pertanto, in questi casi, è bene:
ridurre la quantità di grassi nella dieta, specialmente quelli "saturi" cioè di origine animale, come burro, formaggi, carni rosse;
preferire i carboidrati complessi, evitare gli zuccheri semplici ed aumentare il consumo di fibre;
mantenere un apporto generoso di proteine, dando la preferenza a quelle di origine vegetale (legumi, come fagioli, lenticchie, ceci, fave, cicerchia, piselli) rispetto a quelle di origine animale che sono spesso troppo ricche anche di grassi. In questo caso preferire sempre il pesce e le carni bianche.
I seguenti alimenti, invece, dovrebbero essere notevolmente limitati:
latte intero, crema, panna, formaggi grassi come mascarpone, pecorino e provolone;
frattaglie, carni grasse, pancetta, cotechino, wurstel, salame, mortadella, capocollo, patè, coppa, salsiccia;
pane all'olio, pizza " a taglio" o ripieno;
lardo, strutto, margarina, oli di semi vari;
zucchero, marmellata, caramelle o gomme da masticare, cioccolata, cornetti, torrone, torte, brioche, frutta sciroppata o frutta secca;
bibite analcoliche (aranciata, coca cola, aperitivi) e succhi di frutta con aggiunta di zuccheri.
Consigli speciali
SpuntiniÈ importante un'adeguata ripartizione dei pasti nel corso della giornata, senza mai saltare la prima colazione e con l'aggiunta di almeno due spuntini leggeri (a base di latte parzialmente scremato o yogurt, frutta o 40 grammi di pane con la verdura).
AlcoolNon esistono motivi validi per proibire l'assunzione di piccole quantità di alcool, per esempio uno-due bicchieri di vino secco (11-12 gradi) ai pasti, se il paziente non è in evidente sovrappeso. Da tenere presente inoltre che la birra ha un contenuto non indifferente di zuccheri semplici (maltosio) e quindi il suo consumo deve essere più limitato rispetto al vino e solo nel corso dei pasti. Si deve prestare particolare attenzione al consumo di alcool se il paziente diabetico ha valori elevati di trigliceridi nel sangue.
FruttaSebbene la frutta vada assunta con cautela, per il suo contenuto di zuccheri semplici, nessun tipo di frutta viene oggi bandito dalla dieta del diabetico, per cui, considerando anche il contenuto di fibra, si possono mangiare tutti i tipi di frutta, compresa la banana, considerando ad esempio che una banana di piccole dimensioni non contiene molti più zuccheri di una mela. In ogni caso, si possono usare le cosiddette "liste di scambio" che permettono di sostituire diversi cibi appartenenti allo stesso gruppo conoscendone le equivalenze in contenuto nutritivo (vedi sotto).
Lista della frutta: equivalenti a 10 grammi di zucchero
Grammi 160
Grammi 130
Grammi 100
Grammi 80
AnguriaFragoleLimonePompelmo
AlbicoccaAranciaClementinaLamponeMandarinoMelogranoMirtilliNespolaPesca
AnanasCiliegieKiwiMelaMorePerePrugne
BananaCachiFichiUva
Acidi grassi essenzialiIn una malattia come il diabete che con il passare del tempo è destinata a danneggiare la circolazione sanguigna, può essere utile aumentare nella dieta l'apporto di acidi grassi a lunga catena, anche noti come omega3, i quali sembrano apportare alcuni vantaggi sul profilo lipidico del sangue, abbassando i trigliceridi, riducendo l'aggregazione piastrinica e quindi aumentando la fluidità del sangue e, forse, abbassando la pressione arteriosa. Per questo motivo, si raccomanda di mangiare almeno due volte alla settimana il pesce.
SaleNon esistono indicazioni specifiche sul consumo di sale per i diabetici, per i quali valgono le raccomandazioni formulate per la popolazione generale secondo le quali la quantità di sale da assumere giornalmente non dovrebbe superare i 3 grammi, a meno che non sia presente ipertensione o, addirittura, una malattia renale (possibile complicanza a lungo termine del diabetico). A questo scopo si deve fare attenzione soprattutto ai cibi in scatola o in salamoia, ai dadi da brodo, ai salumi, ai formaggi, al ketchup, alla maionese, alle patatine e ai prodotti da forno in genere.
Alimenti specialiPer controllare la glicemia sono sconsigliati i cosiddetti "prodotti per diabetici" i quali, benché abbiano un contenuto ridotto di carboidrati, sono spesso - come la cioccolata o i biscotti per diabetici - più ricchi di grassi e quindi più calorici. Aspartame ed altri dolcificanti sintetici possono essere ragionevolmente consumati al posto dello zucchero, mentre è molto discutibile l'uso del fruttosio che ha un effetto sfavorevole sul livello di trigliceridi nel sangue.
Alimenti Da preferire
Grassi
Tutti i grassi devono essere limitati
Carni *
Pollo, tacchino, coniglio, vitello e manzo magro, selvaggina, prosciutto crudo magro e speck, bresaola
Prodotti caseari e uova *
Latte parzialmente scremato, yogurt magro, ricotta, albume d'uovo
Pesce
Tutti i tipi di pesce bollito o al forno, tonno al naturale
Frutta, verdura e legumi
Tutti i tipi di verdura, sia fresca che congelata, minestrone, frutta fresca salvo quella indicata accanto
Cereali
Pasta, riso parboiled, orzo
Dolci e dolcificanti
Liquirizia, aspartame, saccarina
Bevande
Té, caffè
Altri
Erbe, aromi, mostarda, pepe, aceto, limone, succo di pomodoro
Da assumere con moderazione
Olio di oliva, oli e margarine derivati da girasole, mais, soia, arachidi
Prosciutto cotto, maiale, agnello, carne in scatola
Caciotte fresche, parmigiano e mozzarella in piccole quantità, yogurt alla frutta, 1-2 uova a settimana
Pesce fritto, frutti di mare
Banane, cachi, uva, fichi
Pane e farina bianca, riso, pasta all'uovo, fette biscottate comuni, pizza napoletana, polenta, gnocchi, grissini, crackers
Sorbitolo, fruttosio, miele
Vino, birra, spremute di frutta
Salse per condimento e maionese a basso contenuto di calorie
Da assumere occasionalmente
Burro, lardo, strutto, margarine dure, oli di semi
Frattaglie, carni grassi, pancetta, cotechino, wurstel, salsicce, salami, patè, carne macinata e hamburger confezionati, pollo con pelle, capocollo, mortadella, coppa
Latte intero, crema, panna, mascarpone, pecorino, provolone stagionato, yogurt intero
Uova di pesce (caviale)
Frutta sciroppata, frutta secca
Pane all'olio, pizza farcita, piadina
Zucchero, marmellata, caramelle, creme, cioccolata, torrone, biscotti, cornetti, torte, brioche
Succhi di frutta con aggiunta di zuccheri, coca-cola, aranciata
Maionese, condimenti a base di creme o formaggi
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